venerdì 5 giugno 2015

self-made man.

quella partita si sogna fin da piccoli. che sia asfalto, erba, terra battuta o un corridoio di casa.
con la pioggia e con il sole. basta un pallone e l'immaginazione sconfinata di un bambino. l'emulazione dei propri eroi in qualsivoglia occasione.
a qualcuno poi capita che quel destino elitario trasformi quel sogno in realtà. nel mezzo sono passati anni, magari lunghi e difficili, di sacrifici e soddisfazioni, ma quel giorno sognato ora ha una data, ora è reale.
chissà come ci si sente nel vivere quell'attesa, quel passaggio immaginato e magari disatteso per lunghi periodi. non tutti nascono fatati nei piedi, aggraziati nei movimenti e pronti a coltivare quelle doti naturali che possano di diritto assicurare l'accesso verso certi palcoscenici. in tanti, la maggior parte di quelli che ce la fanno, devono percorrere chilometri sacrificanti, percorsi ad ostacoli difficili da raccontare, tortuosi oltremodo. l'abnegazione e la voglia di emergere fanno la differenza quando non si nasce virtuosi del gioco. il bello però è che il calcio può regalare storie così. può mettere sullo stesso tavolo i baciati dal divino ed i sognatori testardi. in quello scontro poi nessuno sa mai cosa effettivamente succederà.
può anche succedere, però, che nell'attesa di quel giorno, quando gli ostacoli prima dell'atto sembrano finiti, e ci si prepara concentrati per l'ingresso in campo, possa arrivare un imprevisto. un altro, magari l'ennesimo, sicuramente il più fastidioso da sopportare.
a quelli come te nessuno regala mai niente. negli errori e negli elogi. ti sei fatto da solo. tanto lavoro, lo studio fino alla laurea in economia, professionalità e un'immensa caparbietà. i tuoi dogmi, e anche oggi, anche domani li seguirai. salirai comunque su quell'aereo per raggiungere la destinazione. ti preparerai mentalmente insieme ai tuoi compagni, gli darai forza, gli infonderai un po' del tuo immenso coraggio, quello che ti ha portato di diritto a giocarti una partita così, prima di quel grande imprevisto. non indosserai quelle bullonate, e nemmeno quella vistosa benda bianca dopo un generoso scontro di gioco. metterai la camicia bianca, un abito impeccabile e sarai lì a pochi metri da quel palcoscenico chissà quante volte fantasticato.
un bambino ha il diritto di sognare, un uomo che ha lottato anni per rendere quel sogno innocente una realtà non dovrebbe incappare in questi maledetti scherzi del destino. ma va così. dopo una salita c'è sempre una discesa. speriamo già da domani, dopo quel fischio, di sentirti esultare sotto un cielo ancora una volta azzurro. sarebbe bello, sarebbe un sogno, forse sarà realtà.


f.a.

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