lunedì 13 giugno 2016

l'Italia chiamò

ho impostato la sveglia alle 4:50 del mattino, vivendo dall'altra parte del mondo, per seguire l'esordio della Nazionale Italiana in Francia.
In questo periodo storico non si tratta di una scelta troppo razionale, ma piuttosto è stato il risultato di un'analisi poco calcolata e molto istintiva.
Al momento delle convocazioni, alla lettura dei nomi dei giocatori, ho storto e non poco il naso anche io. Non tanto per le scelte degli uomini, da Sturaro ad Ogbonna, non per la titolarità di Giaccherini e Parolo ma per il paragone malinconico con il passato. Cresciuto in un'epoca calcistica assolutamente florida per il nostro calcio, è naturale non nutrire un'assoluta fiducia in quel che sarà.
L'obiettivo primario è dimenticarlo questo paragone, e lavorare duramente per onorare l'impegno.
A casa penso siano rimasti buoni giocatori ma nessuno determinante per un eventuale proseguimento nella competizione. Nessun Balotelli in formato Euro2012, nessun Pepito Rossi versione Villarreal. Loro forse avrebbero potuto cambiare, spostare qualcosa se fossero stati in una condizione accettabile. Abbiamo invece dovuto rinunciare a due dei centrocampisti più forti del panorama internazionale, Marchisio e Verratti. Due assenze tecnicamente pesantissime.
Come alla vigilia di ogni competizione che si rispetti non sono mancate le solite critiche agli uomini, i confronti con le altre partecipanti, e ne siamo usciti ovviamente ridimensionati nei giudizi. Singolarmente il più colpito è stato colui il quale indosserà la numero 10, Thiago Motta. La maglia storicamente più pesante è andata sulle spalle di un giocatore evidentemente non troppo amato dagli italiani. Uno comunque capace di vincere 23 trofei tra Barcellona, Inter e Psg, dall'indiscussa esperienza internazionale.
Niente di nuovo e preoccupante, è fisiologico che nascano polemiche nel paese con il più alto numero di commissari tecnici al mondo.
Fortunatamente però, e sfortunatamente per i tanti detrattori, l'unico CT autorizzato a scegliere e decidere per tutti è Antonio Conte da Lecce.
ai più poco simpatico, indubbiamente vincente, concentrato e serioso. una garanzia.
ecco, qui nasce la mia scelta di seguire gli azzurri nonostante lo scomodo orario.
quel Commissario Tecnico lì è il migliore sulla piazza nel prendere un buon gruppo di giocatori, nel farsi seguire e nel trasformarlo in un Grande gruppo.
poco importa se l'età media dei suoi risulti essere la più alta del torneo, se questi arrivino dalla Juve, dal Bologna o dal Southampton. Quel gruppo di giocatori diventerà una Squadra e prima di lasciare il campo battuta avrà comunque fatto il massimo per uscirne vincente. Questo è l'altro motivo scatenante la mia voglia di seguire la Nazionale.
un altro CT avrebbe, con questi uomini, puntato al non prenderle, ma non sarebbe bastato. Conte punta al non prenderle, con un'umiltà eccessiva nei momenti di difficoltà, ma punta anche ad azzannare al momento giusto, quando la difficoltà è degli altri. forse la squadra non sarà arrembante quanto la sua Juve dei record, non sarà luccicante quanto il suo prossimo Chelsea, ma sarà comunque Azzurra e farà di tutto per sedersi nel miglior tavolo del miglior ristorante Parigino.
del blocco difensivo Juve non serve parlare, la mia fede bianconera e l'oggettiva efficacia dei 4 rende inutile ogni analisi.
l'errore spesso inizia qui, nel pensare che oltre la BBBC ci sia poco altro.
forse è vero, tanti giovani sono spesso attratti dalle skills tecniche dei singoli interpreti, quelli che poi alla fine possono decidere con un colpo una partita. attratti da quanti numeri facciano durante i match, basandosi spesso su quanto alta sia la loro valutazione in Fifa16. Spesso si parla prima che a farlo sia il campo. Ci si dimentica troppo spesso che non tutti nascono fenomeni, ma tanti con il lavoro riescono ad annullare quasi le differenze e le lacune con i più fortunati.
Ci si dimentica troppo spesso di Candreva, per il quale personalmente stravedo, polmoni e tecnica, duttilità ed efficacia. Chiedere ad uno dei migliori difensori della Premier, tale Vertonghen, un giudizio su di lui. Imprevedibile e continuo, stessa precisione nell'alternare palle lunghe e palle corte, nel calciare di destro e di sinistro, nel farsi trovare a supporto del tandem offensivo quanto nel raddoppiare un cliente scomodissimo come Hazard. poi De Rossi, Capitan Futuro da una vita e sicuramente meno entusiasmante e reattivo dei tempi nei quali risultava essere uno dei più forti centrocampisti continentali. lo è stato, ora è più logoro e meno istintivo, ma resta una sicurezza in termini di esperienza, carisma e personalità. ai suoi lati due onesti interni, incursori senza fronzoli, di sostanza ed affidabilità. due grandi lavoratori: Parolo il giocatore con la più alta percentuale di passaggi riusciti nel match contro il Belgio, e Giaccherini, prima spaesato e poi decisivo. spallucce alle critiche, poco importa se ogni volta gli si ride dietro, se resta un fedelissimo del mister un motivo ci sarà.
a sinistra Darmian, ieri timido o forse con le gambe impallate. ma uno che gioca nel Teatro dei Sogni, con quella gamba e quella versatilità saprà riprendersi e ritornare utilissimo. Poi davanti un tandem anomalo. Nessuno dei due fa innamorare ed è per questo che forse ci piacciono così. Eder generoso quanto un centrocampista, come nel fallo tattico per una palla velenosa persa in ripartenza da un compagno e Pellè, abituato a fare da se dopo una carriera lunga e silenziosa nonostante le caterve di gol in giro per i campionati minori in Europa. i Belga lo conoscevano, eppure l'hanno sofferto maledettamente. un gol ed un altro sprecato clamorosamente. troppo per una difesa singolarmente tanto decantata.
in panchina potevamo poi contare tra gli altri su Florenzi, un titolare aggiunto, il già citato Motta e gli imprevedibili Zaza, El Shaarawy, Insigne, Bernardeschi ed Immobile. Forse nomi poco altisonanti a confronto con certe bocche di fuoco di altre nazionali ma la Storia, il lavoro e la concentrazione spesso riescono a regalare storie incredibili e dall'inaspettato lieto fine.
Sarebbe bello vedere quella Tour colorata di un tricolore a noi caro, ma sarà bene ricordare quanto questo sia di difficile realizzazione.
Nonostante questo bell'inizio bisognerà sempre giocare dando il 120% e non sempre potrebbe bastare.
L'importante sarà vendere cara la pelle, non darsi mai per battuti e giocare sempre come se fosse l'ultima gara.
Svegliarsi prima dell'alba a quel punto sarà solo un piacere, ed anche un motivo per essere ancora più fieri trovandosi così lontani da casa.


f.a.