sabato 9 dicembre 2017

a Te!

io lo so perché te lo dedico Paulo.
lo so perché ci penso ogni giorno. a quelli come Te, a quelli come noi. a tutti noi.
perché non tutti siamo Paulo di Laguna Larga, non tutti abbiamo un "zurdo" tagliente e dominante, non da tutti siamo considerati una Joya e per noi il tempo di essere Picciriddi è passato da un pezzo. eppure abbiamo tanto in comune.
non hai vinto alla lotteria, hai lavorato per diventare quello che sei, soffrendo e crescendo in fretta come tutti quelli che come te ce l'hanno fatta, come tanti che a differenza tua non ce la faranno mai.
partendo da un villaggio, prendendosi il mondo.
ma tu, Paulo, cosa sei?
sei quello che i bambini imitano, che i tifosi esaltano ed oggi criticano. sei quello che gli avversari temono e poi sfottono. sei quello che oggi indossa la 10, quella che per noi Picciriddi cresciuti rappresenta qualcosa di difficilmente spiegabile.
per me, per via di quel gesto che conoscono ormai tutti, sei anche di più. molto di più. e quando ci lascerai, avrai solo completato quel percorso che io nella mia testa ho immaginato potessi intraprendere. il Bianconero è una tappa per te, e noi in fondo lo sappiamo. non ti trattiamo come meriteresti, non ti adoriamo troppo perché ci lascerai. viviamo il momento come su un'altalena, idolatrandoti e criticandoti, fosse anche solo per abituarci a gonfiare il petto per giurarci che saremmo in grado di fare a meno di te.
quando arrivano una serie di giornate negative, quando sembra che tu sia indolente e triste, in quelle giornate passate a dispensare "la concha de tu madre" a chiunque ti graviti intorno, poi inventi ed allunghi indice e pollice chiudendo le altre dita, e ti copri il volto. noi saltiamo.
lo fai per ricordarti che i sorrisi non devono ingannare, che i problemi vanno affrontati combattendoli, che le delusioni ci sono e ci saranno sempre e nei percorsi, in tutti, bisognerà lottare per risorgere. come farai tu, come faremo noi a modo nostro, giurandoci che non diventeremo mai i primi della classe. per noi in fondo è meglio così, non accetteremo mai di vederti troppo in alto lontano dallo Stadium.
per qualcuno sei l'Eletto, per tanti altri solo un sopravvalutato.
non sarai mai il nuovo Messi ma a me poco importa. il mio idolo è sempre stato uno che di Palloni d'oro ne ha vinti zero, ma per me è come se ne avesse alzato al cielo quindici.
non ci importa la perfezione, quella annoia.
non vogliamo la continuità marziana e nessuna promessa da non rispettare.
non ti affannare, pensa a sorridere ed inventa, senza l'ansia di essere il migliore.
a noi ci interessa di più il cuore, ci basta vedere la Mask.
lo farai presto, non vediamo l'ora.


f.a.

lunedì 6 novembre 2017

l'importanza di chiamarsi Bonucci.

mesi di assenza nei quali avrei voluto scrivere, parlare ed anche sfogarmi.
da Cardiff in poi, da quella finale che ancora non ho totalmente metabolizzato.

ieri, poi, un'illuminazione. capace finalmente di allettare la mia vena scrittoria.
vedere Leonardo in tv sorridere, un po' più umano e meno impostato di come, troppo spesso, risultava essere da qualche mese ad oggi.
ma come Leonardo? quello che ci ha lasciati mesi fa, per "spostare equilibri" sulle rive dei Navigli? si, Lui.
strano come abbia mosso in me la volontà di buttare giù qualche riga dopo mesi passati ad ignorarlo, a non considerarlo, magari solo un po' a sfotterlo per qualche battuta a vuoto.

Leo arrivò nel 2010, per quindici milioni.
belle speranze in un momento storico orribile.
il primo anno lo ricordiamo in tanti, altri hanno provato giustamente a dimenticarlo.
lui in primis ce l'ha fatto scordare, crescendo e maturando esponenzialmente con Conte,
plasmandosi e confermandosi con Allegri.
nasceva libero, quello vecchia maniera. lezioso, appariscente ed abile nell'inizializzare l'azione. ma grezzo.
diviene riconosciuto globalmente come colonna della BBC,  supponente e caratterizzante.
spesso, per gli altri, logorante.
una bella faccia, una bella moglie e dei bei bambini. un quadretto familiare invidiabile ed invidiato.
l'umanità mostrata e contraccambiata in un momento difficile per la sua famiglia.
l'abbraccio virtuale di un popolo, non solo bianconero, che ormai lo riconosceva quasi come un Totem.
uno corteggiato da Guardiola, uno che finisce nella top 11 della Champions, uno che perde due finali in 3 anni ma che vince 6 scudetti quasi con la sigaretta in bocca. uno con il primogenito che esulta ai gol del Gallo Belotti. quello che Lippi individuò nel 2010 come futuro baluardo azzurro. quello che a Milano viene accolto in pompa magna come si fa solo per le rock-star, nella stessa città dalla quale scappò anni addietro, cercando fortuna e dimensione in cadetteria.
a San Siro oggi dovranno però accoglierlo deresponsabilizzandolo un po' da quell'aura mistica cucitagli addosso a luglio.
da qui Leo ripartirà. da ieri, Leo è ripartito. ma non gli basterà per trionfare. servirà tempo, ma a 30 il tempo c'è ancora e gli auguro i migliori riconoscimenti personali, non i trofei di squadra.
eppure c'è qualcosa che gli manca, indissolubilmente legata a qualcosa che ci manca.
è la risposta alla domanda "perché"?
screzi, un clima non più idilliaco, la sazietà e l'abitudine a vedersi troppo e spesso, ad essersi amati troppo arrivando, trascinandosi, a sopportarsi.
sarà stato giusto, ma siamo morti un po' entrambi.
se avessi dovuto individuare una certezza, la prima alla quale mi sarei aggrappato per ripartire, sarebbe stata la nostra solidità difensiva, l'impermeabilità di quella catena indissolubile, quasi invincibile composta da giovanotti invecchiati, spauracchi per tutti quasi anche per gli extraterrestri...

oggi, in seguito ad annate e campagne nelle quali abbiamo salutato pezzi di cuore e pezzi da novanta indimenticati, continuo a pensare che la squadra nata orfana di Pogba, avrebbe necessitato di un progetto biennale per provarci finalmente a Kiev. la storia mi ha smentito, ha capovolto tutto.
a Cardiff ci siamo andati ed abbiamo pianto, ma non di felicità.
a Kiev ci andremo? non lo so.
questa squadra può tutto, gonfia di un talento offensivo raramente presente nella storia bianconera. quel Mister può tutto. ancora una volta. ma ad oggi, ci manca maledettamente quella presenza, quella del 19.
senza Leo è cambiato tanto, ed anche Leo è cambiato tanto.
senza i suoi fratelli bianconeri e senza quell'idea di fascia che avrebbe, poi, indossato anche a Torino.
senza quell'abbraccio di affetto che lo aveva avvolto e riempito nell'immensa paura del vuoto. senza il derby casalingo con Lorenzetto. senza la bocca risciacquata allo Stadium, senza quelle "Bonucciate" fischiate e perdonate.

non riesco a non augurargli il bene. il calcio resta un gioco e resta il più bel gioco.
come quell'amore che non si dimentica, che IO non dimentico.

magari ci incontreremo ancora, sicuramente già in Russia (...) con gli stessi colori addosso.
magari dopo che il suo ex Capitano avrà alzato quello che viene definito come "un non capolavoro a livello artistico ma che ogni giocatore sogna di avere tra le mani".
quello che gli manca per chiudere in poesia.
quello che ci manca per metabolizzare Cardiff, e non solo.

insieme sarebbe stato più facile, divisi sarebbe ancora più bello.

divertiti a Milano Leo, ma accontentati di guardarci ancora vincenti.




f.a.

mercoledì 31 maggio 2017

Cardiff 2017


Cardiff 2017.
sarà la seconda finale in tre anni ma a partite così non ci si abitua mai.
l'ultimo post a tinte bianconere risale alla vigilia della gara di Torino contro il Barcellona.
poi avrei voluto riscrivere, non l'ho fatto. 
lo farò, comunque vada, dopo Cardiff.
avevo deciso di resistere alla tentazione, di non esternare nemmeno un solo concetto prima di quel giorno.
ma.
sarà uno spettacolo non dimenticabile.
due anni fa' non eravamo pronti. eravamo distanti. troppo.
Cardiff sarà diverso perché noi tutti lo siamo.
è stato un quinquennio immenso e questo sesto anno può, come lo slogan societario recita, diventare leggendario.
ripeto, ancora, a gare così non ci si abituerà mai ed ogni tanto, prima o poi, le lacrime versate dovranno avere un altro sapore.
ieri ho trovato una foto su un'altra pagina. vecchia di 21 anni. non sbiadita, nonostante risalga ad una vita fa'. mi ha conquistato.
esprime un concetto chiaro, dal significato incontestabile ma non abbastanza scientifico per sentenziare la differenza tra chi vince e chi perde.
a volte la lotta e la voglia non bastano. spesso aiutano.
quello che invece è certo è che senza no, non potrà mai succedere di vincere.
che sia un campo, nel lavoro, negli studi, in una relazione.
riguardo la foto.
immagino i protagonisti odierni.
sogno quel finale.
non è un'ossessione.
è molto di più.
si chiama Amore.
ANDIAMO, it's time to... !
f.a.

martedì 9 maggio 2017

"na maja e du' colori"

quel giorno di maggio del 2012 questo blog non esisteva. non ho mai avuto modo di rendere grazie, ma non sarei stato in grado di farlo in maniera degna. per me si chiudeva un'era, quella della mia infanzia sognando una maglia e piangendo per quella, per l'addio di chi la indossava. nessuno dopo quel giorno potrà mai emozionarmi così, calcisticamente parlando. mi riferisco al nostro vecchio 10, ma già lo sapete. 
non è solo calcio.in questa settimana particolare, a poche ore dal possibile traguardo di un'altra finale europea, volevo eccezionalmente dedicare il pensiero ad un Grande Campione che nel weekend sfideremo per l'ultima volta. uno di quelli che ha reso piene vent'anni di domeniche.
quello che sfacciato si presentava in una semifinale europea con una marea arancione davanti agli occhi e con la pazzia degli eroi sedeva un colosso alto e slanciato. quello che fiero sventolava la mano, indicandoci un quattro consigliandoci di tornare a casa. lui, quello degli 11 gol nei derby, quello dei filtranti senza guardare, del selfie dopo il goal alla Lazio, quello che ha scelto di giocare 25 anni per una sola maglia. quello dei calci dati e presi, della frattura al perone prima dei Mondiali 2006, gli stessi del rigore contro i Canguri al fotofinish.
quello dei pallonetti, della Scarpa d'oro e che si ritirerà a quasi 41 anni con più di 300 reti realizzate. fenomenale.
quello con la bacheca quasi vuota ma che nessuno dal cuore giallorosso sarà mai in grado di rimpiazzare, avvicinare, paragonare, sostituire.
un giocatore pazzesco, un avversario fantastico, un pezzo di storia che se ne va ma che rimane, eternamente.
il calcio non è solo uno sport, non è solo due colori, non è solo una passione. è vita, ricordi, momenti.
domenica sera ci sfiderà per l'ultima volta.
gli auguro di segnare, di prendersi l'ultima grande gioia da giocatore di calcio. poi potrà dedicarsi ad altro, come è normale che sia. ma vederlo esultare ci porterebbe ad insultarlo un'ultima volta ancora. sarebbe come tornare indietro nel tempo.
poi al novantesimo uscirà dal suo campo e mi unirò all'infinito applauso che la sua gente saprà dedicargli.
li capirò.
i primi amori non si scordano mai e mai il tempo potrà cambiare le cose.
Grazie Francesco Totti.
10 così, non ne nascono più.
quello che sfacciato si presentava in una semifinale europea con una marea arancione davanti agli occhi e con la pazzia degli eroi sedeva un colosso alto e slanciato. quello che fiero sventolava la mano, indicandoci un quattro consigliandoci di tornare a casa. lui, quello degli 11 gol nei derby, quello dei filtranti senza guardare, del selfie dopo il goal alla Lazio, quello che ha scelto di giocare 25 anni per una sola maglia. quello dei calci dati e presi, della frattura al perone prima dei Mondiali 2006, gli stessi del rigore contro i Canguri al fotofinish. quello dei pallonetti, della Scarpa d'oro e che si ritirerà a quasi 41 anni con più di 300 reti realizzate. fenomenale.quello con la bacheca quasi vuota ma che nessuno dal cuore giallorosso sarà mai in grado di rimpiazzare, avvicinare, paragonare, sostituire.un giocatore pazzesco, un avversario fantastico, un pezzo di storia che se ne va ma che rimane, eternamente.il calcio non è solo uno sport, non è solo due colori, non è solo una passione. è vita, ricordi, momenti. domenica sera ci sfiderà per l'ultima volta. gli auguro di segnare, di prendersi l'ultima grande gioia da giocatore di calcio. poi potrà dedicarsi ad altro, come è normale che sia. ma vederlo esultare ci porterebbe ad insultarlo un'ultima volta ancora. sarebbe come tornare indietro nel tempo. poi al novantesimo uscirà dal suo campo e mi unirò all'infinito applauso che la sua gente saprà dedicargli. li capirò. i primi amori non si scordano mai e mai il tempo potrà cambiare le cose. Grazie Francesco Totti.10 così, non ne nascono più.

f.a.

martedì 4 aprile 2017

se non ora, quando?

quanto tempo dall'ultimo post.
una vita fa', e personalmente è come se lo fosse davvero.
si torna qui a parlare del solito, di quella cosa che alla fine il cuore lo fa battere sempre, che sia gioia o disapprovazione.
meno di sette giorni ad una partita che immagino essere straordinaria. 
primo round di due scontri che ci diranno chi siamo e a cosa possiamo ambire. a carte scoperte, per una volta.
non sento l'ansia, sento la voglia di viverla.
credo ci si arriverà, nonostante quello che si dice, nelle quasi migliori condizioni possibili.
è un periodo, più o meno lungo, nel quale della Juve si parla tanto, mai per meriti propri quanto per illazioni, critiche, insinuazioni.
poi il campo, quello verde, continua a raccontarci una storia che fortunatamente ci godiamo da quasi sei anni.
(e sarebbero potuti essere dodici o tredici. . .)
ecco, quella storia può continuare. non so dove ci porterà e fino a quando potrà durare ma io continuo ad essere ottimista. perchè? perchè vedo ancora ampi e notevoli margini di miglioramento da parte di quasi tutti i componenti della nostra rosa.
Come chiedere a Gigi di fare nuovi miracoli e portarci ancora lontano? lui sa come si fa e quest'anno ha avuto modo di riposarsi abbastanza. sarà fresco e decisivo, come sempre da vent'anni.
dietro abbiamo 4, ma mi verrebbe da dire 8, sicurezze. qualcuno scende, altri salgono e ancora saliranno. non abbiamo ancora goduto del miglior Dani Alves, e questo è solo un vantaggio. a sinistra invece ci gustiamo ripetutamente quello che considero un fenomeno assoluto per completezza di caratteristiche, si chiama Alex Sandro, ed è evidente che in tanti ancora non guardino le sue partite. al centro ne abbiamo 5, e nonostante l'età restano dei giganti.
il centrocampo è il reparto che più soffriva prima del cambio modulo, è la marcia in più ora. parlo di crescita tecnica esponenziale degli interpreti. Marchisio a parte. lui non so se e quando recupererà pienamente, dispiace vederlo così lontano dal suo essere Principino. non è irriconoscenza, è speranza. Khedira e Pjanic meritano attualmente la titolarità ed in loro ripongo piena fiducia. innegabile però che sembra, quasi sempre, che manchi la ciliegina lì in mezzo. forse quella testa disegnata volata a Manchester. ci avrebbe fatto alzare la cresta, l'avremmo messo nelle migliori condizioni di farlo.
sui ricambi continuo invece ad essere disfattista, non ripongo la quasi minima fiducia in chi potrebbe darci una mano ogni tanto. piuttosto prego la salute.
poi quei 4 davanti, così diversi e per questo così adattabili. Cuadrado esplosivo e meno bloccato dalla fase sacrificante, quella che invece per natura porta Mandzukic ad esaltarsi e a rendere tutto questo possibile.
HD? due top. e l'ottimismo di cui parlavo sopra, è legato anche e soprattutto a loro. si giocate, si gol, si abbracci. ma non basta. non ci deve e può bastare. il meglio deve ancora venire.
perchè Paulo è più distante dalla porta, affaticato e poco Picciriddu. la sua gamba cresce e non è logora da una stagione troppo piena. gli stop rallentano, ma le pause conservano.
ed Higuain? non segna da 5 gare e ci si dimentica dei 20 gol segnati fino ad oggi, a 2 mesi dalla fine dei giochi.
con uno scudetto storico da conquistare, una finale di Coppa Italia da prendersi ed un quarto di finale con i Marziani da giocare. ecco, il meglio deve ancora venire e noi abbiamo dato molto meno di quanto sia nelle nostre corde.
avrei pagato di tasca perchè avessimo un cambio degno in panchina, per non chiedere troppo a quei 4.
gli altri forse ancora non lo sanno chi siamo, forse ci sottovalutano e forse un po' lo facciamo anche noi. ma io ho fiducia in chi conduce. chi lo conosce lo ha definito un grande giocatore di poker. mi piace credere che abbia bluffato fino ad oggi, e da oggi andrà a giocarsela tutta.
ora o mai.
se così non sarà, conterà averci provato. niente scuse e attenuanti come tanto piace fare a chi necessita di pretesti per giustificare i propri insuccessi.
peggio per chi non c'è e peggio per chi nasce e morirà con altri colori dentro.
oggi più che mai, in campo e fuori, #finoallafine


f.a.